Domenica l’Italia dei giovani si è laureata Campione del Mondo a squadre in quel di Bucarest. Un ottimo lavoro di gruppo che ora deve servire da trampolino di lancio per il nostro vivaio. Ma in che modo?
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Abbiamo vinto, quindi è giusto festeggiare. Lo abbiamo fatto, abbiamo celebrato la grande prestazione degli azzurrini ma ora? Cullarsi sugli allori non si può, non si deve. Analizzando la situazione due dati saltano subito all’occhio.
Il primo è che abbiamo un ottima base per lavorare. E’ indubbio che vedendo i risultati i ragazzi che hanno corso in Romania rappresentano un movimento in salute. E non dimentichiamoci che altri ragazzi che sono rimasti a casa potevano fare la stessa bella figura. Ma sinceramente, per come la pensiamo noi, al Munidialito abbiamo mandato anche troppi ragazzi. Il numero giusto e che avrebbe acceso ancora di più la “competizione” nelle gare nazionali era secondo noi quello di due piloti per classe. Il Mundialito deve essere un premio per il comportamento avuto fino a quel momento in campo nazionale ed internazionale per i ragazzi della 125. Accendere la sana competizione per migliorarsi non è sbagliato. Ma sta a famiglie e tecnici far capire ai ragazzi che in questa fase gli obbiettivi non sono solo quelli di vincere.
Il secondo è che non abbiamo, al momento, i migliori interpreti nelle varie classi. Non lo dicono solo i risultati di domenica scorsa ma soprattutto lo dicono quelli nei vari europei. Nella 125 nessuno dei nostri è ancora andato a podio. Nelle classi minori vedremo quello che succederà a Loket nel prossimo week end ma l’impressione è che ci siano altri interpreti in Europa al momento più pronti dei nostri. Questo non vuole essere disfattismo, questo deve essere sano realismo. Non è un dramma, anzi. Perchè non è certo adesso, specialmente nelle cilindrate minori, che i piloti devono essere al massimo. Sono ancora piccoli, devono imparare e divertirsi. Non devono vincere a tutti i costi, non è quello che va cercato nelle classe come la 65 e l’85. Non è garanzia di risultati futuri.
Passiamo al lato umano-economico. Molti di questi ragazzi, a causa dello sfruttamento nervoso a cui sono sottoposti fin da giovanissimi rischiano di perdersi quando arrivano a correre con i più grandi. E molte famiglie per seguire il sogno spendono nei primi anni di attività molte risorse che servirebbero più avanti. Magari fare delle rinunce sia a livello tecnico che a livello di competizioni a cui partecipare porterebbe i ragazzi ai 14-15 anni in condizioni meno esasperate e consentirebbe loro di avere le giuste “risorse” per fare il salto. Il talento, se c’è, non scompare.
La formula dei nostri campionati nazionali deve essere ben analizzata. Sul modo, attuale o vecchio senza selettive, non siamo certo noi a discuterne. C’è chi è pagato per farlo ed ha molta più esperienza di noi. E analizzate bene anche il discorso regionale, con annessi i vari corsi durante l’anno, quello è fondamentale anche più di tutto il resto.
L’importante è che si cerchi di impattare il meno possibile a livello economico sia per le famiglie che per i team che fanno già un grande lavoro con i ragazzi. La presenza dei tecnici è ormai una bella garanzia per tutti i ragazzi e da quel punto di vista deve continuare. A livello di immagine il ridimensionamento degli ultimi anni secondo noi ha fatto bene. Giusto dare un pizzico di risalto ai ragazzi ma senza fargli vivere una situazione troppo professionale.
Chiudiamo facendo forse l’ennesimo appello alle famiglie. Fate divertire i vostri bambini, affidatevi alle persone ed alle strutture giuste. Non chiedete troppo per i mezzi dei vostri ragazzi, la differenza la faranno lo stesso anche senza il top a livello tecnico. E non accettate cifre folli, quei soldi se volete e se potete spendeteli più avanti. E non correte a portarli in giro per tutta Europa inseguendo magari un sogno che è ancora presto per immaginare.
Un pensiero anche alla Federazione, che sicuramente sta puntando molto su questi piccoli centauri. Aiutateli più che potete, a livello tecnico con la presenza dei tecnici e con i vari corsi. A livello economico perchè non possiamo nasconderci dietro ad un dito. Il motocross come tutti gli altri sport del motore, è costoso. Alleviare il più possibile questo peso è cosa gradita sicuramente. Ma in cambio pretendete un certo tipo di comportamento da piloti e famiglie, un codice etico come minimo da far rispettare se si vogliono certi aiuti.
Il resto verrà da solo, il talento fortunatamente non sparisce. Quello che sparisce è la voglia e la possibilità di rincorrere il sogno. Ed il risveglio è sempre brusco.
Noi facciamo il tifo per tutti voi, con la nostra presenza e con la voglia di raccontare da dove nasce il movimento di questo fantastico sport.
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