Un weekend passato a fare zapping tra il National e il Mondiale MXGP e alcune riflessioni che ne sono scaturite, io la penso così..
Come buona parte del pianeta saprà lo scorso weekend è partito il tanto atteso Pro Motocross americano, che altro non è che il National Usa per intenderci. Un campionato da sempre ammirato per le piste e lo spettacolo dentro e fuori la pista.
Nel vecchio continente intanto siamo già arrivati alla nona prova del “vecchio” Mondiale FIM con il GP di Spagna svolto sul tracciato artificiale creato nei pressi di un centro commerciale a pochi passi da Madrid.
Volendo fare un confronto tra i due mondi da spettatore esterno non mi sento di dire che lo spettacolo visto negli States sia stato di gran lunga superiore a quello del Mondiale. Per carità un cancello da 40 posti pieno fa sempre il suo effetto rispetto ai 25-30 di media della MXGP di quest’anno, ma lo spettacolo lo fanno i primi 20 là davanti e quelli, come dice il nostro Forato (guardate la nostra intervista), ci sono sempre e lottano col coltello tra i denti per ogni punto da conquistare.
In America ci sono le qualifiche a tempo come si faceva una volta nel Mondiale, ma come vengono riempiti i cancelli? Dal ventesimo in poi, forse anche qualcosa in meno, si tratta di piloti amatori che vengono doppiati anche due volte nel corso della gara. Basti pensare che l’inglese Josh Gilbert si è classificato 13° nell’assoluta della classe 450, quando il suo miglior risultato nella MXGP l’anno scorso è stato un 17° posto.
Si tratta di due mondi molto diversi tra loro e che faticano a trovare punti in comune, dal punto di vista dei piloti ci può essere il desiderio di scoprire l’altra sponda così come sta facendo quest’anno il nostro Antonio Cairoli.
Tony attualmente non può essere un metro di paragone valido tra i due campionati, sicuramente non ha passato un inverno di allenamento duro, come fosse in preparazione per una stagione intera e non è andato in America con l’intento di vincere il campionato. Il suo settimo posto è più o meno quello che ci si poteva aspettare, magari una top-5 nella prossima gara.
Il pubblico presente, data anche l’enormità del terreno dove si snodava il tracciato californiano, non appariva così tanto anzi. In altre piste più blasonate ci sarà sicuramente più affollamento a bordo pista.
Il percorso era in larga parte pianeggiante, scavato al punto giusto e che ha fatto la differenza nel corso dei 30’+2 giri visti i distacchi all’arrivo. Arriveranno altre gare in alcuni dei “templi” sacri del mx americano come RedBud, Unadilla, Budds Creek.
Non facciamo paragoni tra gli ingaggi dei piloti, costi di iscrizioni alle gare e quant’altro per il quale non abbiamo riscontri oggettivi. In definitiva, quale dei due mondi è migliore?
Secondo me si tratta di punti di vista, una risposta in termini assoluti non esiste, ma io mi tengo il caro vecchio Mondiale sulle nostre piste.
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