Il tema della sicurezza nel nostro sport non dovrebbe mai essere un aspetto da sottovalutare o da tirare fuori quando succedono gravi incidenti. Vogliamo andare un po’ più a fondo e sentire il parere di piloti e addetti ai lavori.
Il bello del nostro sport è l’aspetto spettacolare ed emozionale che coinvolge piloti e appassionati. Con l’obiettivo di far avvicinare più aspiranti possibili al motocross più di qualche persona tra gli addetti ai lavori ha sollevato diversi dubbi riguardo piste troppo veloci e moto che permettono di andare forte anche a chi non ha la necessaria esperienza.
Secondo noi si potrebbe iniziare un percorso che porti all’attuazione di un corso di guida-pratica obbligatorio per coloro che prendono la licenza per la prima volta e si apprestano ad affrontare le piste di allenamento negli affollati weekend insieme a piloti di tutti i livelli. Non è più accettabile che chiunque e con qualsiasi livello di capacità, possa entrare in pista senza sapere le basi dello sport per poterlo affrontare in tutta sicurezza, per sé e per gli altri piloti.
Sentiamo cosa ne pensano i diretti interessati, ovvero alcuni piloti e addetti ai lavori, oltre ad alcuni gestori delle piste. Ad ognuno abbiamo posto quattro domande sui vari temi che abbiamo preso in esame:
- Tema sicurezza in pista, pensi che si sta facendo abbastanza o con le ultime evoluzioni dello sport si sta andando verso un aumento dei rischi?
- Dove si potrebbe intervenire? Tracciati, moto oppure?
- Cosa ne pensi dell’istituzione di corsi di guida obbligatori per staccare la licenza?
- Il problema maggiore é negli allenamenti o in gara secondo te?
ENZO TEMPESTINI – MOTOCLUB ESANATOGLIA – gestore del tracciato
- Partiamo dal presupposto che, in termini di sicurezza, non si fa mai abbastanza. Di certo non voglio dire che al momento non si sta lavorando, ma ovviamente dico che non bisogna mai fermarsi e soprattutto bisogna sempre migliorare. Il motorsport in generale è stato autore di una progressione tecnologica dei fattori di sicurezza, che negli ultimi anni si è elevato in modo esponenziale ma purtroppo, secondo la mia opinione, è stato proprio il motocross a rimanere “fanalino di coda” rispetto a quello che potrebbe essere il coefficiente dettato dalla semplice formula “sviluppo tecnologico-prestazioni dei mezzi e degli uomini”. Se parliamo di sicurezza in pista, le variabili sono tantissime, a iniziare ovviamente dai piloti per proseguire con tutto il personale di servizio, gli addetti ai lavori (personale medico, operatori Tv, fotografi, …etc) e in ultimo, ma non di ultima importanza, il pubblico. Se analizziamo il comportamento in pista di tutte le categorie appena elencate, delle quali negli ultimi 20 anni sono aumentate i numeri delle presenze in maniera vertiginosa, ci rendiamo conto che nei circuiti di MX, si potrebbe ancora lavorare e molto.
- Ad ognuno il suo. Nel senso che, ogni “compartimento” dovrebbe essere trattato adeguatamente. La sicurezza per il pilota, deve portare a determinate soluzioni, quella per il pubblico ad altre, che saranno del tutto diverse e quella per le moto ancora ad altre ed ancora più differenti tra loro. L’importante e non “stare a guardare”. Il motocross, al momento, risulta l’unico sport motoristico su circuito chiuso dove, nel corso delle competizioni, per il personale in pista è possibile attraversare la pista e questa, purtroppo, è una condizione che eleva ai massimi livelli la componente rischio di incidente. E’ difficile rendere fruibile un circuito di motocross a tutte le persone che ci lavorano dentro senza l’ausilio di eventuali tunnel e ponti che permettando l’attraversamento in tutta sicurezza, e secondo me, qualche struttura fissa in più, nei punti strategici, potrebbe abbassare di molto il fattore di rischio rispetto agli spostamenti delle persone. Le postazioni degli ufficiali di gara (commissari di percorso) non sono quasi mai fisse e il personale è libero di scegliere dove piazzarsi. Queste postazioni sono il più delle volte troppo vicine alle traiettorie percorse dai piloti e purtroppo, spesso capita di assistere a “fughe repentine” degli stessi commissari per evitare l’impatto con il pilota di turno che magari ha sbagliato un qualcosa e rischia di investirli. Stesso discorso vale per il pubblico, spesso troppo vicino all’azione. A volte “semplici” sassate, sparate dalle ruote posteriori delle moto, che sono sempre più performanti, si trasformano in potenziali “proiettili” che possono recare gravi danni a chi assiste alle gare, distante soltanto qualche metro dalle traiettorie di percorrenza. Per il discorso dei mezzi meccanici, le case costruttrici stanno facendo qualcosa, ma sinceramente, non vedo come si possa intervenire su una moto da motocross per renderla più sicura (in termini di infortunio al pilota) dato che il pilota è “all’esterno” e non seduto dentro un abitacolo come nel caso delle auto, settore dove si sono raggiunti risultati di tutto rispetto in termini di protezione dei piloti.
- Devo essere sincero; prima di istituire corsi di guida per i piloti che vogliono competere nel motocross, bisognerebbe mettere in piedi una vera e propria scuola di “comportamento generale” per tutti, nessuno escluso. Nel cross, ogni domenica e soprattutto nelle gare minori, si verificano dei comportamenti in pista che vanno ben al di là da poter essere risolti con un semplice “corso di guida”. Per essere drastico, voglio dire che è una questione di cultura generale. Il motocross è uno sport di terra, a volte definito “grezzo” ma non per questo non dobbiamo fare nulla, per “affinare” determinati comportamenti poco corretti da parte di ognuna delle componenti presenti all’interno dell’organizzazione di una gara. Non parlo ovviamente soltanto dei piloti, ma di tutti, dal personale della biglietteria che accogli le persone in pista fino all’ultima persona coinvolta nelle premiazioni finali.
- Il problema non è specificatamente radicato in nessuna delle due situazioni. Sono le condizioni che fanno la differenza. Se parliamo di tracciati, ad esempio, un tracciato ottimamente preparato per una gara, con del personale preparato e delle strutture funzionanti, abbassa già notevolmente la componente rischio per i piloti impegnati in pista. Se applichiamo il concetto anche agli allenamenti, il gioco è fatto. Purtroppo il motocross non è uno sport “ricco” e quasi sempre, i gestori degli impianti dove si svolgono le gare sono costretti a fare i conti con il portafoglio e, spesso e mal volentieri trovarlo vuoto a fine giornata. Mediamente, in Italia, per svolgere un allenamento, i circuiti fanno pagare un ingresso che va dai 15,00 ai 30,00 euro. Facile notare la grande differenza (economica) ma difficile valutarla dal punto di vista della sicurezza. Se un pilota sceglie di spendere meno, ovvio che si ritroverà su un impianto che offre meno. Per gli impianti invece, avendo meno introiti subentra la formula: meno incassi = meno manutenzione = meno sicurezza e si innesca il processo contrario a quello che dovrebbe essere. Al momento, proporre un aumento sul prezzo degli ingressi in pista a tutti i piloti risulta sempre “traumatico” ma a volte hanno ragione. Ci sono impianti che per 20,00 euro (prezzo medio) offrono determinate condizioni e servizi, ce ne sono altri che con la stessa cifra “entri e esci” e finisce la storia. In questo caso dovrebbero essere proprio i piloti a fare la differnza e a usufruire di impianti che danno un ottimo rapporto qualità prezzo e che soprattutto investono gli introiti per dare sempre più servizi e per garantire lo svolgimento degli allenamenti almeno nelle minime condizioni di sicurezza. Faccio un solo esempio matematico: un pilota spende mediamente circa 300,00 euro per l’acquisto di due kit di adesivi per rendere la moto più “accattivante” e magari anche 400,00 euro per due completi “ultimo grido” della collezione abbigliamento del 2024 (!). Lo stesso pilota, mediamente si allena circa 1/2 volte a settimana per almeno 6/7 mesi fino a raggiungere una media di circa 35 allenamenti a stagione Dividendo i 700,00 euro degli adesivi e dei due completi per il totale degli allenamenti, potrebbero pagare 20,00 euro in più ad ogni singolo ingresso in pista. Fermo restando, che i gestori utilizzino questo introito maggiore solo ed esclusivamente per investire sulla sicurezza dell’impianto, io penso che quasi tutti i piloti, almeno 10,00 euro in più ad ingresso, sarebbero contenti di spenderli. Aumentare le quote di ingresso in pista, ma con gli incassi investiti in termini di sucurezza, sarebbe per me una bella soluzione per andare verso condizioni sempre più adeguate per tutti. Molti impianti sono ancora gestiti da associazioni di volontari e senza scopo di lucro, ma pochi di questi gestori, a mio parere, al momento hanno in mente l’esatta entità di quanto possa essere pericoloso il motocross.
(p.s. non me ne vogliano i rivenditori di adesivi e completi vari per l’esempio fatto che…. potrebbe essere riferito anche a tutte le altre voci si spesa che risultano essere molto meno importanti del fattore sicurezza…)
MICHELE DI LORENZI – MOTOCLUB FERMIGNANESE – presidente e gestore del tracciato
2) Sicuramente tracciati semplici perdendo un po’ di spettacolarità ma semplici che ti permettono di sbagliare anche tanto senza rischiare.
3) Mah!!!! I corsi ci sono e nessuna li frequenta renderli obbligatori sarebbe perfetto, ma non penso sia possibile purtroppo si perderebbero troppe licenze e tornerebbero di moda tante piste abusive.
4) In tutte e due, in gara bisogna stare molto attenti a mettere piloti che si equivalgono più meno dello stesso passo allora si abbassa molto il rischio certo che se in gara si mettono assieme piloti con differenza oltre i 30 secondi allora i rischi aumentano tantissimo. In allenamento se la pista e’ in discrete condizioni e molto abbordabile i rischi si abbassano tantissimo.
EZIO CASSIANI – MOTOCLUB LA QUERCIA CASTELVETRO (MO) – gestore del tracciato
2) sull’abbigliamento da alcuni anni un passo avanti verso una sicurezza maggiore, sui circuiti in generale anche, ma sul tracciato a mio avviso in molti casi no. Le moto saranno sempre più facili, i circuiti devono adeguarsi altrimenti gli infortuni saranno sempre in aumento. Sulle moto la vedo dura, ci vorrebbero mappature più incazzate che tranquille, cosi il gas glielo dai solo quando sei più esperto, ma non credo possa essere realizzabile. Rimangono a questo punto i tracciati e la cosa è fattibile senza creare problemi all’italiana visto che siamo dei maghi per creare della burocrazia che non serve a un tubo. Anzi vorrei che il federale ( o responsabili di altri enti) di turno alla sicurezza sui circuiti, leggesse queste righe: dovete capire tramite le richieste di risarcimento danni (polizze infortuni) chi sono i circuiti che ne fanno tanti, (chiaro che serve anche una media ma nell’ambiente si conoscono tutti e la media salta fuori) a quel punto la cosa è semplice, si manda un tecnico preparato e si fa modificare il punto o i punti che mietono infortuni. Se il circuito continua lo si fa chiudere fino a ché i gestori non lo capiscono. Semplice e rapido e indolore per chi lavora pensando anche alla sicurezza.
3) Corsi di guida per chi deve iniziare sarebbe un modo per intraprendere un nuovo percorso di praticanti più capaci e meno a rischio. Noi come Motoclub La Quercia per la stagione 2018 stiamo lavorando per dare un servizio di questo genere ai i nostri tesserati.
4) In allenamento sicuro visto che solitamente ci sono in molti a praticare lo sport solo per passione e ad ogni livello e preparazione. In gara la possibilità in più per farsi male c’è e non solo per la pista, la partenza è il punto cruciale come i primi e gli ultimi giri. Per la mia piccola esperienza ho visto piste dove solitamente fanno un sacco di infortuni negli allenamenti, in gara farne una quantità accettabile, probabilmente il circuito è diventato meno permissivo e meno invitante per i meno esperti.
FILIPPO MARIOTTI – CROSSODROMO CAVALLARA vice presidente e responsabile pista
1) Secondo me non si sta facendo molto in tema di sicurezza, in rapporto all’evoluzione dello sport, soprattutto con moto sempre più performanti che permettono in generale velocità e prestazioni più elevate a tutti e con piste che spesso non tengono conto del primo fattore. Quindi in generale sicuramente si va verso un aumento dei rischi, che però a mio avviso è solo in termini di gravità degli incidenti e non come aumento degli stessi. Spesso sono i social e internet a dare la falsa percezione di un aumento del numero degli incidenti.
2) Come interventi direi che prima di tutto bisogna intervenire sull’educazione a questo sport per i piloti: renderli capaci di riuscire a valutare le proprie capacità tecniche, l’adeguatezza della loro preparazione fisica e mentale. Certamente si potrebbe intervenire sulle piste istituendo un ranking di sicurezza dei tracciati in base a dei criteri di valutazione standard (tracciato, sorveglianza, mezzi di soccorso, ecc…) per aumentare la corsa e la competizione alla ricerca della sicurezza. Occorre investire negli impianti in tema di sicurezza; noi lo stiamo facendo ma le risorse disponibili sono limitate e se si vogliono elevare gli standard i costi dovrebbero essere in parte coperti da Federazione e/o piloti. Da ultimo direi che il rischio legato al fattore moto potrebbe essere ridotto con una corretta valutazione del pilota nel saper scegliere in base alle proprie capacità e ai propri obiettivi la moto appropriata.
3) Favorevolissimo ai corsi per staccare la licenza: corsi prima di tutto per il corretto comportamento in pista (regolamenti, bandiere, sicurezza, ecc…) e poi sulle tecniche base. La licenza dovrebbe dare accesso a diversi livelli che si traducono in nullaosta ad avere accesso a certe piste e manifestazioni sportive rispetto ad altre. Attraverso la ripetizione di corsi e successive valutazioni nel tempo si potrebbe creare un sistema meritocratico che permette di elevare il proprio livello di licenza nel tempo.
4) Secondo me non c’è molta distinzione su allenamenti e gare, i motivi degli infortuni magari hanno radice diversa (da una parte la configurazione gara e lo stimolo ad eccedere e dall’altra l’accesso in pista di piloti non “adeguati”) ma i risultati in termine di tipologia e quantità di infortuni secondo me non cambia. Ovviamente l’assetto gara con commissari di percorso e personale medico presenti in pista abbassano il fattore rischio anche non numeri di piloti maggiori che in allenamento.